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Terremoto di Amatrice: oltre al danno la beffa della burocrazia

mercoledì, 07 settembre 2016 22:01

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Mafalda Bruno
Un terremoto è già di per sé causa di distruzione, smarrimento, perdita di vite umane e di tutto quello che si è costruito con una vita di sacrifici…. Ma come se non bastasse, a questa sequela di disgrazie ne segue un’altra beffardamente tragica, a deprimente coronamento di un quadro desolante.
Parliamo della burocrazia made in Italy post sisma. Decreti, norme, leggi speciali, direttive, ordinanze e dispositivi di ogni genere. Il sisma di Amatrice ha smosso l’opinione pubblica e ne siamo lieti. Speriamo ora che segua una ricostruzione a regola d’arte e veloce.
Ma chi è quell’ingenuo che veramente spera che ciò accada? Certo non i terremotati precedenti ad Amatrice. Ci si perdoni il campanilismo, ma L’Aquila è l’esempio lampante di quanto impantanata sia la situazione ancora oggi dopo sette anni dal sisma. Quando si tratta di agire, di mettere mani ad una casa da risanare, un geometra è aria fritta se non è seguito da un principe del Foro (meglio se più d’uno, un team togato!) che aiuti il terremotato a districarsi nel marasma delle riparazioni da fare nel rispetto di quella legge o di quella ordinanza.
E pensare che la scheda compilata per il terremoto del 2009 recitava che si trattava di “norme innovative per lo snellimento delle procedure, con tempi rapidi per le istruttorie”.
Ed altre “schede” sono seguite, visto mai ne sentissimo la mancanza. Ad ognuna di loro va allegato un solerte manuale di istruzioni: per curiosità, visionandone uno, abbiamo scoperto che è composto di circa 300 pagine. Alla faccia della semplicità e della celerità. Se non hai una laurea in ingegneria o in legge, il mal di testa è garantito.
Il risultato, quindi, è che la persona qualunque che ha già subìto un grave, gravissimo danno nella sua vita magari con la perdita di affetti e della sua casa, visto mai fosse in condizioni e gli pungesse vaghezza di provvedere autonomamente alla ristrutturazione di casa SUA, rischia pure di finire tra le grinfie della giustizia per aver violato l’art. 4, comma 8 del DPCM o delle NTC con successive modificazioni ed integrazioni.
E chi sguazza in questa palude mefitica? I soliti noti: imprenditori senza scrupoli, ditte appaltatrici che interrompono spesso i lavori ora per il maltempo, ora per illeciti nella gestione dei fondi, ora per l’animaccia loro… e per il povero cristiano che aspetta e spera, almeno, di rientrare a casa, al danno vede aggiungersi pure la beffa.
Amatrice, Accumoli, Arquata del Tronto? Per carità, evviva il clamore mediatico, evviva la straordinaria solidarietà, evviva i volontari, evviva tutti e alleluia! Da abruzzesi , parenti di terremoto, speriamo di vero cuore che tornino presto a casa. Ma ci si consenta un lieve , e mica tanto lieve, scetticismo. Anche L’Aquila ebbe un forte impatto su tutto il nostro Paese e all’estero, ma con quali risultati? Il bel capoluogo abruzzese è ancora in affanno e ben lungi dal rinascere.
Ora, sperare che la burocrazia se ne vada all’inferno è chiedere troppo. Ma se le regole non cambiano, se non sono applicabili senza entrare in un dedalo di “visto”, “considerato che”, “sentito il parere di” e altri dannati, inutili, estenuanti minuetti di premesse defatiganti, difficilmente i terremotati sparsi per l’Italia, torneranno a casa.
Lieti di venire smentiti e pronti a fare ammenda. Alla bisogna anche in termini di pene corporali.
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I COMMENTI RELATIVI ALL'ARTICOLO
08/09/2016 23:22:31
da: a: info@ftnews.it
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Nome: Giustino Di Luigi
Messaggio: È tutto vero quello che lei scrive. Non si tornerà mai a procedure semplificate! Converrebbe solo alla classe povera ma toglierebbe utili ai "lavoratori con cravatta e camicia pulita". Però parlare ancora di semplificazione e ricostruzione veloce serve a dare speranza alle tante persone che sono stati danneggiati dal terremoto.
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